Obiettivo: benessere dell’animale.
Entriamo in una bella taverna dove tutto ha avuto inizio, perché oltre un secolo fa quello stesso locale era una stalla, la prima stalla dei Marianantoni, allevatori di vacche da latte da sempre. A raccontarci la storia dell’azienda, il giovane titolare che ha preso le redini nel 2017, Marco Marianantoni.
Dai primi del Novecento in quel fazzoletto verde della Piana reatina a Chiesa Nuova, nella Fattoria Marianantoni, le vacche di razza Frisona, oggi a stabulazione libera, sono le padrone indiscusse.
Si capisce subito che nella Fattoria la conduzione è familiare, la forza è proprio la famiglia: lavorano tutti, mamma, papà e Marco ed ognuno si occupa del proprio settore.
“ Mio padre si occupa dell’alimentazione e dell’approvvigionamento degli animali coltivando campi di mais, erba medica ed erbaio, mia madre si occupa della nostra piccola attività di trasformazione, una limitata produzione di formaggi e yogurt per pochi clienti a cui teniamo tanto e io ho il compito della mungitura e della parte burocratica, che purtroppo assorbe tanto, troppo tempo”.
Tutti si danno da fare in Fattoria!
Fino a poco tempo fa era impegnato nell’azienda anche “il capostipite”, nonno Vittorio Marianantoni, nato in fattoria, e fino all’ultimo momento della sua vita, è stato in grado di segnalare ogni criticità. Conosceva bene ogni vacca e sapeva intuire e a volte prevenire ogni situazione difficile.
“ Negli ultimi tempi prima di morire, non faceva quasi nulla se non un giro nella stalla, ma i suoi occhi, le sue conoscenze, il suo controllo per me erano fondamentali. Si sente tanto la sua mancanza” – ci dice Marco che nel ricordare il nonno, si commuove.
Il nonno gli ha insegnato tutto dalla a alla zeta, era all’avanguardia e ascoltava anche le nuove tecniche che gli spiegava Marco. Con il nonno è andato sul trattore, con il nonno era sempre in stalla e con il nonno ha imparato a non far mai il passo più lungo della gamba. Con il nonno ha imparato ad amare il lavoro.
E a Marco piace tanto fare l’allevatore. Sin da bambino scorrazzava nell’aia insieme agli altri bambini della zona, tutti figli di allevatori, ma solo lui ha fatto la scelta importante di rilevare l’azienda e proseguire la lunga storia familiare.
“Perché sei rimasto solo tu?” gli chiediamo.
“ Per passione – risponde – non riuscirei a fare nulla se fossi costretto a farlo. Non potevo assolutamente far finire l’attività dei mie bisnonni che hanno fatto tanti sacrifici per realizzare tutto questo.”
Marco non nasconde tutti i momenti difficili che si vivono in un’azienda zootecnica: dai prezzi dei cereali che aumentano, al prezzo del latte che scende e sale, allo stato di salute degli animali; a questi contrappone la perseveranza, unita alla soddisfazione, di portare avanti da oltre cent’anni l’intero ciclo di vita degli animali, dal vitello alla vacca matura.
Ed è proprio l’amore per gli animali che emerge dalla loro storia. Il giovane allevatore parla di bovini utilizzando aggettivi ed espressioni “umane”. Marco infatti ci parla del carattere delle sue vacche: c’è quella dispettosa, quella nervosa, quella a cui stanno antipatiche le altre, quella gioiosa e quella equilibrata e matura.
Un amore per gli animali trasmessogli anche dalla nonna Maria, che fino a poco tempo fa aveva in azienda il suo compito: occuparsi degli animali da cortile. Oggi ha 92 anni, non può più farlo ma racconta che sin da bambina, ancor prima di saper contare, la mandavano ad accudire delle pecore e lei si divertiva tanto.
I nonni in questa azienda hanno dato tanto, tutto, fino all’ultimo istante. Nelle aziende agricole a conduzione familiare si riscopre il valore degli anziani che rappresentano la saggezza e soprattutto l’esperienza e la conoscenza. Da nonna Maria e da nonno Vittorio Marco ha imparato ad amare questo mestiere a stretto contatto con i bovini. Un sincero rapporto con gli animali che viene fuori anche dai progetti futuri di Marco.
“Che sogno hai per la tua azienda?”
Non ricchezza, non avanguardia tecnologica, non mezzi agricoli moderni, non maggiore produttività, ma Marco risponde: “ Vorrei far stare sempre meglio i miei animali!”
Lui immagina un futuro in cui poter garantire il totale benessere dell’animale, vuole per le sue vacche le condizioni migliori: stalle aerate e fresche d’estate, confortevoli d’inverno. “Vorrei un spazio sempre più grande per lasciarle allo stato semi-brado e divagarsi un pochino”, sottolinea Marco, che pensa addirittura ad ore di svago e serenità per i suoi animali.
Sa riconoscerle perfettamente, sa distinguere le mamme dalle figlie, le vacche amiche da quelle che si detestano; addirittura – ci dice – anche il sapore e la qualità del latte cambia in base ai “sentimenti”, alle “emozioni” delle vacche. “Se la vacca è tranquilla, il latte è più buono”, afferma Marco.
La sua idea di azienda si avvicina al modello olandese, cioè piccole stalle che fanno rete dotate di grandi pascoli e secondo Marco la zona di Rieti è l’ideale per poter replicare ed attuare questo modello.
“Rieti come l’Olanda” – sottolinea – “Le vacche, libere di pascolare in aperta campagna, si ammalano di meno e si rinforzano”.
Si continua poi a parlare delle scelte sbagliate fatte in passato dal mondo zootecnico finalizzate solo alla maggiore produttività che nel lungo periodo non hanno avuto i risultati sperati.
Con Marco, invece, torna ad essere centrale nell’azienda il benessere dell’animale.
La giornata di Marco inizia alle ore 6 e, nonostante la mungitura automatica, c’è un attento rituale da seguire nel contatto con l’animale; poi si procede con l’alimentazione e la pulizia della stalla, alle ore 10 si chiude operazione-stalla, si prosegue poi nei campi e immancabile è anche il momento delle “ scartoffie”, perché la burocrazia ormai è parte integrante della giornata lavorativa di un allevatore. Alle ore 18 fino alle 20 si torna alla mungitura.
La giornata è impegnativa. “ Quando ti riposi?”
Marco esita qualche istante prima di rispondere: “Mai, praticamente!”.
Il suo lavoro è incessante 365 giorni l’anno, può concedersi qualche pomeriggio libero e qualche serata, che per un periodo, ha dedicato alla salsa. Durante l’estate si lavora molto di più ed è impensabile andare in vacanza, scelta difficile ma condivisa necessariamente dalla moglie.
“Per un giorno posso farmi sostituire da papà nella mungitura, ma è un’operazione delicata e le vacche avvertono subito la persona diversa e si innervosiscono.”
Addirittura Marco sa ormai distinguere le vacche che vogliono entrare a destra della sala mungitura e quella che preferiscono entrare a sinistra –
“ Cosa succede se sbagli ingresso?”
“Fanno i dispetti durante la mungitura!” risponde sorridendo Marco.
Un allevatore di 37 anni che non avrebbe mai potuto scegliere un lavoro diverso, come l’impiegato in un ufficio o operaio in una fabbrica. Da bambino era in stalla anche con il rischio di prendere calci dai bovini, ma non riusciva a stare lontano da questo mondo. La sua vita è scandita ormai dai ritmi di 94 vacche, dalla gestione un’azienda solida di oltre cent’anni, dai progetti futuri.
Nonna Maria interviene per raccontarci un altro pezzo di storia, quella della mezzadria presso i Vecchiarelli, la nobile famiglia che poi lascia alla famiglia Marianantoni la casa e i terreni.
Erano i primi del ‘900.
Lei è in questa azienda dal 1953 e anche prima di sposarsi si è sempre occupata di allevamento.
“ I sacrifici non si contano, ma piano piano siamo andati avanti, non ti arricchi mai” spiega nonna Maria.
“Ti deve piacere come piace a Marco che avrebbe potuto studiare ma ha deciso di stare in stalla”.
Nonna Maria parla del marito Vittorio che andava a portare il latte in città, in via dei Flavi, prima con un asinello, poi con una bicicletta attrezzata con bidoni di alluminio. Galeotto fu il latte, perché lei in quel periodo lavorava come collaboratrice domestica proprio in una famiglia in via dei Flavi. Dal 1955 l’azienda Marianantoni porta il suo latte fresco alla Centrale del latte di Rieti.
Un’altra donna è entrata nella storia della Fattoria, Maria Laura, la mamma di Marco, che dopo 40 anni in azienda, dal 2017 è impegnata nell’attività del caseificio. E’ il volto sorridente che accoglie la clientela fidelizzata, è la persona formata e affidabile che garantisce la trasformazione del latte. Pur essendo vissuta quasi mezzo secolo in mezzo alla verde campagna reatina, porta sempre nel cuore il mare della sua terra natìa, la Sardegna.
Il papà ? Sempre presente perché l’azienda impone a tutti un lavoro costante e ininterrotto.
L’amore per il proprio lavoro e la famiglia sono i pilastri importanti per capire come si fa ad andare avanti, nonostante tutti i problemi, i sacrifici e le criticità, da oltre 100 anni.